La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

Vini da meditazione orgoglio di Sardegna

Nei mesi appena trascorsi il consumo di vino in Italia e in Sardegna ha subito un significativo aumento. È il normale effetto delle festività. Si comprano più bottiglie, il vino rimane un regalo sempre gradito e gli aperitivi scandiscono lo shopping natalizio. Oltre alle richiestissime bollicine, c’è un’altra categoria di vini apprezzata soprattutto alla fine dell’anno. Sono i vini da meditazione (definizione amata dal grande Gino Veronelli) che comprendono i dolci, i passiti, i liquorosi, fino ai particolari vini ossidativi, tanto affascinanti quanto sempre più difficili da trovare.

La Sardegna può vantare tantissimi di questi prodotti, frutto di diversi vitigni che incontrano vari tipi di territori e metodi di vinificazione. Un mosaico incredibile di profumi e sapori, ideali non solo per essere abbinati ai dolci, ma anche per accostamenti col salato (si pensi a un Passito rosso di Cannonau di Sardegna con un pecorino Fiore Sardo) o semplicemente per esser consumati da soli, a piccole dosi in determinati contesti. Ebbene sembra quasi che la Sardegna non creda più di tanto in questi vini, non li promuova a dovere, ed ecco perché il loro consumo ha importanti riscontri solo alla fine dell’anno.

È un vero peccato. La nostra Isola nasconde (è proprio il caso di dirlo) degli autentici gioielli che tutto il mondo ci invidia: impossibile non pensare alla Vernaccia di Oristano, vino incredibile capace di sfidare il tempo; o al Nasco di Cagliari che regala una dolcezza misurata, di estrema finezza ed eleganza; o ancora alla Malvasia di Bosa, simbolo della viticoltura della Planargia, o al Girò di Cagliari di cui rimangono in produzione pochissime etichette. Un sano orgoglio dovrebbe portare la Sardegna a credere di più in queste tipologie e proporle in diverse occasioni, fuori pasto, in abbinamenti insoliti o – perché no? – durante l’aperitivo: ci è riuscito il mondo dei superalcolici, perché non potremmo riuscirci noi attraverso prodotti che vengono dalla nostra cultura e dalla nostra tradizione?

Giuseppe Carrus