La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

Terra cotta e terra cruda

Questo è un viaggio alla portata di tutti. Molto economico (il costo totale del trasporto è 8 euro e 10 centesimi) e anche molto veloce. Per compiere la prima tappa, da Cagliari ad Assemini, ho impiegato 13 minuti. Per la seconda, da Assemini a Iglesias, 42 minuti. E per la terza, da Iglesias a Villamassargia, appena 8. Insomma, poco più di un’ora di treno. Ma il viaggio è durato 24 ore. E non perché me la sia presa comoda. Il fatto è che c’erano tantissime cose da vedere. Anzi posso dire di aver davvero compiuto un viaggio nella storia.
Appena dieci minuti dopo la partenza dalla stazione di Cagliari, superata la fermata dell’aeroporto di Elmas, ecco gli agrumeti e gli orti che annunciano Assemini. I suoi abitanti, “agricoltori e pescatori, rivendono arance e pesci a Cagliari: sono belli robusti attivi… circondati dalla melma”. Così li descrisse, poco meno di due secoli fa, precisamente nel 1837, lo scrittore francese Antoine-Claude Pasquin Valéry nel suo Viaggio in Sardegna. Forse non rendendosi ben conto che la ricchezza di quel luogo non era tanto, e comunque non era solo, nei campi coltivati, ma proprio in quella melma argillosa. Tutto quel che vedi ad Assemini – dalle tegole delle case alle insegne dei negozi – viene da lì. Assemini è il paese della terracotta. È uno dei paesi con il più alto numero di ceramisti per abitante, fa parte dell’Associazione italiana città della ceramica (Aicc) e, assieme a Oristano, è uno dei 40 centri italiani che possono fregiarsi del titolo di “Città di antica tradizione ceramica”.

 

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