La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

Piccoli tenores crescono

Si chiamano Ivan, Mario, Gabriele e Davide. Hanno quarant’anni in quattro e hanno formato il più giovane gruppo di canto a tenore della Sardegna, Sos Isteddos (Le stelle). Pattada, il loro paese, è un luogo dove la tradizione è molto viva e sentita e anche per questo sin da piccolissimi hanno avuto modo di ascoltare racconti cantati in alternanze di vibrati e bassi, ritmi e accordi, virtuosismi e fioriture. Non hanno avuto bisogno di alcun manuale, è bastato l’orecchio musicale unito a molto esercizio e a tanta passione.
Lo scorso aprile si sono esibiti per la prima volta in pubblico in occasione di una festa in paese e sono anche tra i protagonisti di un documentario sul canto a tenore. Il titolo è A bolu (Al volo) che una società di video produzione cagliaritana (la Karel) sta girando in questi mesi. Un caso straordinario ma non unico quello de Sos Isteddos: da sempre questa forma di canto in quattro parti, strettamente legata alla poesia di cui si fa interprete, attira giovani e giovanissimi, ansiosi di far propria un’arte antica e unica al mondo. E d’altra parte, come già diceva il canonico Giovanni Spano 150 anni fa, “Il sardo è di sua natura poeta, fin da piccoli si danno a questo esercizio”. Dal Logudoro alla Barbagia, dal Nuorese all’Ogliastra passando per Barigadu, Marghine, Montiferru e Gallura i giovani cantori sardi sono a lavoro per fare propria un’eredità preziosissima e millenaria. Ascoltano, provano e riprovano, cercano consigli e suggerimenti, imitano, reinterpretano fino a trovare forme espressive individuali: molti di loro rimangono fedeli alla tradizione, altri si avventurano sul terreno della sperimentazione.

 

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