La Sardegna di oggi per la Memoria di domani

Prima d’essere sostituita dalle spiagge bianchissime e dal mare color smeraldo, era proprio questa l’immagine della Sardegna da cartolina: una campagna brulla e la sagoma di un nuraghe. Solo che qua i nuraghi sono due e illustrano due cartoline animate, con i colori e la prospettiva che cambia lentamente ma inesorabilmente. Guardi a sinistra in lontananza ed ecco la reggia di Santu Antine, guardi a destra ed ecco il nuraghe Oes. Di nuovo a sinistra e intravedi Santu Antine, si allontana sempre più, di nuovo a destra ed ecco il nuraghe Oes che ti viene incontro, come volesse abbracciarti, quasi fa paura. È sempre più vicino, potresti accarezzarlo. Ma è un attimo. Gli passi accanto, quasi lo sfiori, sembra una stazione di campagna, un casello dell’età del Bronzo.

Siamo a bordo di un treno. Precisamente in direzione nord sul treno di Trenitalia che unisce i due capi opposti dell’Isola e che viaggia sulla spina dorsale di una delle reti ferroviarie regionali tecnologicamente più arretrate d’Italia: circa mille chilometri quasi totalmente non elettrificati. Ma quando siamo saliti abbiamo messo da parte l’eterno dibattito sulle ferrovie sarde, sul loro essere state quando nacquero, simbolo di modernità, progresso e velocità e l’essere oggi un’opera zoppa e in decadenza. Ci siamo messi sulle orme dei viaggiatori del passato. Abbiamo voluto sperimentare la possibilità di usare il treno per conoscere i luoghi, per capirli nel profondo, per vederli da prospettive altrimenti impossibili.

L’articolo completo e la mappa (a cura di Rinaldo Crespi) nel numero in edicola

 

Foto di Francesco Nonnoi

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