La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

Da Orani a Barcellona, da Nivola a Gaudì

Cresciuto nel mito del grande scultore di Orani, Angelo Ziranu ha lavorato per quattro anni nell’eterno cantiere della Sagrada Familia

Di Costantino Nivola ricorda la risata: calda, buona, generosa. A Orani, nel giardino della casa di famiglia, proprio dove oggi sorge il museo dedicato al famoso scultore, Angelo Ziranu passava lunghi pomeriggi ad ascoltare ziu Titino e le sue bizzarre storie americane: le strade brulicanti di Manhattan, i negozi di design sulla Quinta strada, i grattacieli, le automobili e le belle donne. «Ero felice di quel parente famoso, zio del mio padrino Giovanni e amico del cuore di nonno Andrea: ogni volta che tornava in paese mi spronava a partire e a fare esperienza del mondo – racconta oggi Ziranu nel suo studio di architettura a pochi passi dal centro di Cagliari -. Ad Orani, non a tutti stava simpatico: in molti lo criticavano per aver lasciato il paese, la famiglia e seguito il suo genio artistico. Ma quell’uomo dalle mani grandi, che scolpiva il ventre delle pietre e realizzava opere d’arte giocando con le forme di sabbia, dava un senso al mio piccolo mondo. Mi piaceva quando chino sul tavolo della cucina, si soffermava a guardarmi disegnare, orgoglioso che con la matita ci sapessi fare. Una mattina, mentre tratteggiavo il profilo di un cagnolino, si nascose e mi fece un ritratto che mi regalò accompagnato da una bellissima dedica: “Che Dio ti protegga”. Quel disegno è una delle cose a cui tengo di più. Quando, nel 1988, seppi della sua morte a Long Island, avevo 13 anni. All’improvviso, capii di essere diventato più solo».

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