La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

L’album di famiglia

Nel Pantheon dei sardi svettano un filosofo rivoluzionario, una donna del Trecento e una scrittrice. Gramsci, Eleonora d’Arborea e Grazia Deledda sul podio della stima e della fama, ma nella memoria dei giovani anche il loro ricordo sfuma. Di Michele Casula

Il Pantheon è “L’insieme degli dèi e dei personaggi mitologici venerati da un popolo, da una nazione” (Vocabolario Treccani). Per estensione si utilizza lo stesso termine per indicare non solo le divinità, ma le figure di riferimento, i maestri di vita, i personaggi che compongono l’album di famiglia di una comunità. Quelli in cui tutti, o quasi, si riconoscono. Si può affermare che più un popolo è coeso, più il suo Pantheon è definito. Un popolo senza Pantheon è un insieme di cittadini, ma non una nazione. La Sardegna – con la sua lingua il suo territorio, la sua gente – è “tecnicamente” una nazione. Dovrebbe perciò avere un suo Pantheon. Già, ma quale? Prima di decidere di affidare la risposta a un sondaggio, abbiamo chiesto un po’ in giro, abbiamo svolto, per usare la definizione tecnica, una “ricognizione informale”. La ricorrenza di alcuni nomi ci ha confermato che – sebbene mai codificato – il Pantheon dei sardi esiste. E la sua composizione non sorprende, almeno per quanto riguarda le principali “divinità”, Antonio Gramsci e Grazia Deledda non potevano certo mancare. Era meno scontato che fossero – ed è questa una delle scoperte del nostro sondaggio – i primi in classifica, il Giove e la Minerva del Pantheon sardo.

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