La Sardegna di oggi per la Memoria di domani

La straordinaria (e dimenticata) epopea di Giuseppe Brotzu, lo scienziato che nelle acque del porto di Cagliari scoprì le cafalosporine. Di Roberto Paracchini

Tre sono le parole di questa storia, due in italiano una in sardo. Quelle in italiano sono “Principale” e “mistero”, quella in sardo è un verbo: ascurta, “ascurta”. La storia comincia con una sequenza di immagini in bianco e nero. La prima di queste immagini mostra il “Principale”, un signore di cinquant’anni in abito scuro, camicia bianca, cravatta, che saltella pericolosamente su alcuni grossi sassi bagnati dalle onde del mare. Poi entra nell’inquadratura una bottiglietta vuota di gazzosa, una di quelle che oggi fanno gola ai collezionisti, siamo infatti nel 1945. Il “Principale”, stringendola nella mano destra, ritrova l’equilibrio e si china verso il mare. «Ascurta, ascurta…», ascolta, ascolta è la voce fuori campo. Qualcosa che il “Principale” sta rimuginando di un ricordo recente. «Principale, la sto ascoltando…», lo rassicura un uomo, più giovane, che è con lui.

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