La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

Alicante o Grenache ma è sempre Cannonau

Il grande valore dell’Italia enologica consiste nel suo patrimonio ampelografico, nei suoi territori, nei microclimi collegati a ciascuna area e, infine, alla mano dell’uomo che, dalla vigna alla cantina è capace di trasformare tutto questo in grandi etichette. Fino a pochi anni fa però tutto ciò non era valorizzato a dovere e, a parte alcune zone e poche varietà da Nord a Sud, si parlava poco della grande biodiversità nazionale. Pian piano stanno emergendo diversi microterritori sparsi qua e là per lo Stivale, con le loro tradizioni, le loro peculiarità, i loro vitigni storici. Sorprende, ad esempio, che c’è una zona (che attraversa tutto il centro Italia, dal Tirreno all’Adriatico), dove è presente da diversi decenni, se non secoli, il nostro caro e amato vitigno Cannonau. Sì proprio così. Pare che, per opera dei pastori che migravano verso l’alto Lazio e la Toscana, l’uva che ha origine in Sardegna (recenti scoperte testimoniano la presenza di vinaccioli di Cannonau nell’Isola risalenti al 1200 a. C.) sia qui coltivata da diverso tempo. I nomi però sono diversi e cambiano da regione a regione. La Toscana ha sempre chiamato questa varietà Alicante, più di recente Grenache, come in Francia. Stessa cosa avviene nell’alto Lazio, mentre in Umbria, dove l’uva è presente nella zona del lago Trasimeno si chiama Gamay del Trasimeno o Gamay perugino (che nulla a che vedere col Gamay proveniente dal Beaujolais francese).

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